Nuovo evento traumatico sul fronte africano. Ieri, mentre stavo in classe, una bambina si e' sentita male. Avra' avuto 2 anni, respirava male e a un certo punto ha perso i sensi.
Io e gli altri la abbiamo allungata su un banco, io le tenevo la testa, controllavamo il polso e mi sono accorta che aveva i polmoni pieni di catarro. Era piccola piccola, aveva due occhi grandi grandi e curiosi di scoprire il mondo.
La bambina stava male male e nessun medico arrivava, perche' qui non ci sono ne' medici ne' ospedali che non siano anticamere della morte.
A un certo punto e' arrivata la zia della bambina che con un medicamento verde e una violenza che poche volte mi era capitato di vedere prima le ha messo una specie di supposta e l'ha portata via correndo. La piccola, con il poco fiato che aveva, strillava dalla paura e dal dolore.
Ho provato un senso di profonda impotenza: impotenza davanti alla malattia della bambina (che forse avrei percepito anche in Italia) e impotenza davanti alla mancanza di strutture sanitarie e davanti alla violazione del diritto alla salute e alla vita.
Mi chiedo che cosa significhi tolleranza a questo punto. Qual'e' il sottile confine fra la differenza culturale, le cose che dobbiamo accettare perche' appartenenti a un'altra cultura e la necessita' di agire perche' siamo uomini e certi diritti appartengono a tutti?
Non ne posso piu' di sentire che qui e' normale che sia cosi'. Che cos'e' la normalita'? Non sono forse uomini come noi? Una mamma a cui muore un bambino qui soffre di meno di una italiana? Soffrono o stanno bene in questa realta'? Perche' da noi abbiamo rispetto per il dolore e la morte e qui ci sembra cosi' scontato che sia cosi'? Ha senso la cooperazione?
La scena della bambina non la scordero' piu' per tutta la vita.
mercoledì 19 agosto 2009
sabato 15 agosto 2009
venerdì 14 agosto 2009
Il potere del singolo.
Il miglior modo di far cooperazione e' quello di essere coerenti al massimo con se stessi, consumare e risparmiare criticamente tutti i giorni perche' ogni nostra azione ha un riflesso sulla vita dell'altro, vicino o lontano che sia.
giovedì 13 agosto 2009
Difficulties and co.
Mi e' tornata la voglia di casa, per la doccia con l'acqua calda, per gli abbracci delle persone a cui voglio bene, per l'igiene e la pulizia, per la fiducia che si ha nel domani sempre e che non tutti possono permettersi di avere.
Ieri mi e' capitato di vedere una scena di violenza fra tre bambini. Sembrava di stare nella giungla: uno di loro era a terra e gli altri due gli davano dei calci in faccia. Non riuscivamo neppure a separarli. Avranno avuto sette anni, forse otto.
Qui vige la legge della giungla. Mi dispiace dirlo e ammetterlo, ma con la vita che si trovano a fare tutti i giorni, con il fatto che vivono per strada c'e' un individualismo esasperato. "Morte tua, vita mea" e' la prima regola che imparano e ti rendi conto che avrebbero bisogno di un modo di vivere alternativo che metta al centro il rispetto dell'altro, ma non sai neanche se e' giusto insegnarlo perche' qui la legge del piu' forte miete vittime in ogni momento.
Ieri, durante l'0ratorio, abbiamo tirato fuori un grosso pallone di stoffa. Senza pensarci troppo lo abbiamo lanciato in aria e sapete come e' finita? Un bambino e' caduto ed e' stato calpestato, letteralmente calpestato, dagli altri. In questi giorni, ho osservato a lungo i piccoli che giocavano qua e la'. A volte cogli una profonda umanita' nei loro gesti, come quando si scambiano i colori o si aiutano. ma altre devi veramente stare attento perche' per una sciocchezza sono capaci di picchiarsi a sangue. La violenza e' il loro pane quotidiano.
Sono sempre piu' convinta che il vero sviluppo debba cominciare da un'ottima formazione. I diritti umani di cui tanto si parla non possono rimanere solo chiacchiere vuote e inutili. Non sono gli ospedali il punto dal quale cominciare, ma la formazione.
Bisognerebbe dar vita a un sistema scolastico adeguato perche' e' il primo passo per permettere a questa gente di ritrovare, anche attraverso delle regole, la fiducia del domani. Occorre agire e sporcarsi le mani.
Ieri sera prima di addormentarmi, mi passava per la testa l'immagine del bambino morto, della violenza fra i due piccoli e risentivo l'odore della polvere misto a tutti quelli che percepisci se entri in una classe qualsiasi di questa missione.
Ad occhi aperti, sotto la zanzariera, sognavo il ritorno alla mia normalita'.
Ieri mi e' capitato di vedere una scena di violenza fra tre bambini. Sembrava di stare nella giungla: uno di loro era a terra e gli altri due gli davano dei calci in faccia. Non riuscivamo neppure a separarli. Avranno avuto sette anni, forse otto.
Qui vige la legge della giungla. Mi dispiace dirlo e ammetterlo, ma con la vita che si trovano a fare tutti i giorni, con il fatto che vivono per strada c'e' un individualismo esasperato. "Morte tua, vita mea" e' la prima regola che imparano e ti rendi conto che avrebbero bisogno di un modo di vivere alternativo che metta al centro il rispetto dell'altro, ma non sai neanche se e' giusto insegnarlo perche' qui la legge del piu' forte miete vittime in ogni momento.
Ieri, durante l'0ratorio, abbiamo tirato fuori un grosso pallone di stoffa. Senza pensarci troppo lo abbiamo lanciato in aria e sapete come e' finita? Un bambino e' caduto ed e' stato calpestato, letteralmente calpestato, dagli altri. In questi giorni, ho osservato a lungo i piccoli che giocavano qua e la'. A volte cogli una profonda umanita' nei loro gesti, come quando si scambiano i colori o si aiutano. ma altre devi veramente stare attento perche' per una sciocchezza sono capaci di picchiarsi a sangue. La violenza e' il loro pane quotidiano.
Sono sempre piu' convinta che il vero sviluppo debba cominciare da un'ottima formazione. I diritti umani di cui tanto si parla non possono rimanere solo chiacchiere vuote e inutili. Non sono gli ospedali il punto dal quale cominciare, ma la formazione.
Bisognerebbe dar vita a un sistema scolastico adeguato perche' e' il primo passo per permettere a questa gente di ritrovare, anche attraverso delle regole, la fiducia del domani. Occorre agire e sporcarsi le mani.
Ieri sera prima di addormentarmi, mi passava per la testa l'immagine del bambino morto, della violenza fra i due piccoli e risentivo l'odore della polvere misto a tutti quelli che percepisci se entri in una classe qualsiasi di questa missione.
Ad occhi aperti, sotto la zanzariera, sognavo il ritorno alla mia normalita'.
sabato 8 agosto 2009
Un bambino lungo a terra in mezzo alla strada, da lontano sembrava un cane . Morto.
Come lui, anche il conducente che l'ha investito sara' ucciso o e' gia' stato ucciso. Due morti nel giro di un'ora.
Siamo passati a fianco al corpicino con la macchina e non ci siamo neppure fermati, come sempre si fa qui. Era morto. Morto, un bambino morto come un cane a terra in mezzo alla strada, la testa reclinata e le gambe piegate.
Come lui, anche il conducente che l'ha investito sara' ucciso o e' gia' stato ucciso. Due morti nel giro di un'ora.
Siamo passati a fianco al corpicino con la macchina e non ci siamo neppure fermati, come sempre si fa qui. Era morto. Morto, un bambino morto come un cane a terra in mezzo alla strada, la testa reclinata e le gambe piegate.
venerdì 7 agosto 2009
Impressioni contrastanti
Oggi ho provato un'emozione fortissima nel sentire a poco a poco il cuore di un bambino piccolo e impaurito calmarsi perche' era con me e si sentiva sicuro. I suoi compagni lo avevano picchiato e gli usciva il sangue dal naso. Gliel'ho asciugato e mi e' stato vicino tutto il pomeriggio fin quando non e' arrivato suo fratello e se ne sono andati a casa. Penso che mi ricordero' per tutta la vita del suo sguardo dolce e bagnato dalle lacrime e della soddisfazione che ho provato a star con lui.
Accanto a questa positiva emozione, vi e' stata la delusione di scoprire che questi piccoli uomini non si fanno scrupoli nel rubarti nulla di quello che hai addosso. La profonda miseria in cui vivono porta la maggior parte di loro a dare un immenso valore alle cose materiali. Sono violenti fra di loro per prendere quello che vogliono. A volte sembra una giungla. Qui sarebbe importante intervenire dal punto di vista formativo perche' si vedono delle potenzialita' infinite nei bambini che pero' non potranno trovare concretizzazione.
Secondo me, questo paese non cambiera' fino a quando non si capira' che i bambini di oggi sono il futuro di domani. .
Accanto a questa positiva emozione, vi e' stata la delusione di scoprire che questi piccoli uomini non si fanno scrupoli nel rubarti nulla di quello che hai addosso. La profonda miseria in cui vivono porta la maggior parte di loro a dare un immenso valore alle cose materiali. Sono violenti fra di loro per prendere quello che vogliono. A volte sembra una giungla. Qui sarebbe importante intervenire dal punto di vista formativo perche' si vedono delle potenzialita' infinite nei bambini che pero' non potranno trovare concretizzazione.
Secondo me, questo paese non cambiera' fino a quando non si capira' che i bambini di oggi sono il futuro di domani. .
giovedì 6 agosto 2009
Uki zuki.
Stasera sono stanchissima, ma contenta. Ho giocato, cantato e ballato con i bambini oggi "uKI ZUKI" e sono stata ripagata dei mille dubbi di questi giorni e della fatica e dello stress del viaggio. Le giornate che vivo qui volano e nonostante le difficolta' sento che sto vivendo veramente e appieno. Non sono insoddisfatta, ma mi sento utile e appagata. Anche se qui la vita e' difficilissima non per me, ma per quelli che qui ci sono nati.
Oggi ho imparato che "agire e' sporcarsi le mani". Stasera sono tornata in casa, ero puzzolente, sporca, ma super mega felice.
Oggi ho imparato che "agire e' sporcarsi le mani". Stasera sono tornata in casa, ero puzzolente, sporca, ma super mega felice.
mercoledì 5 agosto 2009
La vita e i diamanti.
Ieri un missionario mi ha detto che in Angola si dice che bisogna essere come i cercatori di diamanti che prima di trovare la pietra preziosa devono spostare e scartare tanta sabbia. La vita e´piena di sabbia, ma cercando e non perdendosi d'animo si trovano oggetti preziosi. Io ho aggiunto "si on a de la chance".
Oggi sono stata con i bambini ed e' stata un'esperienza bellissima e bruttissima allo stesso tempo. Qui non si sa da dove cominciare, non hanno la benche' minima idea di disciplina, se ti distrai ti rubano colori, penne e tutto quello che hai con te. Hai l'impressione di stare in una giungla. Dall'Italia quando si parla di cooperazione si immaginano scuole, formazione professionale e poi ti ritrovi qui e non riesci neanche a farli metter tutti (e vi garantisco che sono tanti) seduti. Ti rendi conto dell'inutilita' del tuo esser qui, dell'essere europeo e di proporre un modello di sviluppo teorico e lontano dalla realta' del luogo.
Secondo me, i veri cooperanti sono quelli che qui ci vivono tutti i giorni, che conoscono la loro terra, le loro tradizioni e il modo di ragionare che e' sottointeso dietro ad alcuni comportamenti e che tutti i giorni si trovano ad affrontare~le stesse difficolta' della gente del luogo. Io qui mi sento utile solo se collaboro con Padre Cassoma che mi spiega quel buon 90 per 100 di cose c~he non immagino ne' capisco. Pormi come chi insegna qualcosa perche' ne sa di piu' ed e' piu' sviluppato mi imbarazza fortemente perche' penso che la mia stessa formazione non e' dipesa solo dalle mie capacita', ma anche e soprattutto dalle possibilita' che ho avuto perche' sono nata in un paese ricco e che e' tale anche perche' sfrutta le risorse di quelli poveri.
Oggi sono stata con i bambini ed e' stata un'esperienza bellissima e bruttissima allo stesso tempo. Qui non si sa da dove cominciare, non hanno la benche' minima idea di disciplina, se ti distrai ti rubano colori, penne e tutto quello che hai con te. Hai l'impressione di stare in una giungla. Dall'Italia quando si parla di cooperazione si immaginano scuole, formazione professionale e poi ti ritrovi qui e non riesci neanche a farli metter tutti (e vi garantisco che sono tanti) seduti. Ti rendi conto dell'inutilita' del tuo esser qui, dell'essere europeo e di proporre un modello di sviluppo teorico e lontano dalla realta' del luogo.
Secondo me, i veri cooperanti sono quelli che qui ci vivono tutti i giorni, che conoscono la loro terra, le loro tradizioni e il modo di ragionare che e' sottointeso dietro ad alcuni comportamenti e che tutti i giorni si trovano ad affrontare~le stesse difficolta' della gente del luogo. Io qui mi sento utile solo se collaboro con Padre Cassoma che mi spiega quel buon 90 per 100 di cose c~he non immagino ne' capisco. Pormi come chi insegna qualcosa perche' ne sa di piu' ed e' piu' sviluppato mi imbarazza fortemente perche' penso che la mia stessa formazione non e' dipesa solo dalle mie capacita', ma anche e soprattutto dalle possibilita' che ho avuto perche' sono nata in un paese ricco e che e' tale anche perche' sfrutta le risorse di quelli poveri.
Il mondo visto da una zanzariera
Cari lettori,
le impressioni in terra d'Africa si moltiplicano e sono numerose come le zanzare che circolano in questa zona. E' strano, ma mi sento stanca di vedere, ascoltare e sentire odori nuovi che mi portano ad accumulare sensazioni fortissime...
Ieri, dopo aver manifestato un'allergia al maledetto Malarone ed aver sospeso la profilassi, sono arrivati nella missione e mi sono montata la zanzariera e coperta di Autan prima di addormentarmi. Il mio modo di guardare il mondo e' cambiato improvvisamente. Mi sono chiusa nella zanzariera e ho cominciato a riflettere.
Oggi pomeriggio giocando con i bambini e vedendoli sporchi, senza vestiti e con una gioia che poche volte riesci a percepire nei volti dei piccoli italiani, mi sono resa coñto che la zanzariera che avevo montato con tanta cura altro non riproduceva che la campana di vetro in cui solo il 20 per 100 della popolazione mondiale puo' permettersi di vivere protetta e crescere serenamente i suoi figli. Venendo a contatto con una realta' come quella africana, ti rendi conto che la maggior parte delle cose che dai per scontate nel tuo paese in realta' non lo sono per nieñte, a partire dal pane quotidiano fino ad arrivare alla salute di un bambino: Improvvisamnte, smetti di riflettere su~lle tue disgrazie perosnali e ti senti un privilegiato, uno che si puo' permettere tutta la vita di vivere dentro una zanzariera e di chiudere gli occhi per non vedere le cose che non gli piacciono.
Qui mi guardo intorno cercando istintivamnete e disperatamnete qualcosa che somigli di piu' alla mia vita italiana di tutti i giorni (un bambino pulito, una casa che non sia una capanna) e il non trovarlo mi spiazza moltissimo. Questo posto fa crollare le certezze piu' elementari. La forza di stare qui te la danno le persone che credono che un mondo migliore sia possibile e che lavorano tutti i giorni non con la speranza di cambiare le grandi questioni, ma per regalare un sorriso ai poveri.
le impressioni in terra d'Africa si moltiplicano e sono numerose come le zanzare che circolano in questa zona. E' strano, ma mi sento stanca di vedere, ascoltare e sentire odori nuovi che mi portano ad accumulare sensazioni fortissime...
Ieri, dopo aver manifestato un'allergia al maledetto Malarone ed aver sospeso la profilassi, sono arrivati nella missione e mi sono montata la zanzariera e coperta di Autan prima di addormentarmi. Il mio modo di guardare il mondo e' cambiato improvvisamente. Mi sono chiusa nella zanzariera e ho cominciato a riflettere.
Oggi pomeriggio giocando con i bambini e vedendoli sporchi, senza vestiti e con una gioia che poche volte riesci a percepire nei volti dei piccoli italiani, mi sono resa coñto che la zanzariera che avevo montato con tanta cura altro non riproduceva che la campana di vetro in cui solo il 20 per 100 della popolazione mondiale puo' permettersi di vivere protetta e crescere serenamente i suoi figli. Venendo a contatto con una realta' come quella africana, ti rendi conto che la maggior parte delle cose che dai per scontate nel tuo paese in realta' non lo sono per nieñte, a partire dal pane quotidiano fino ad arrivare alla salute di un bambino: Improvvisamnte, smetti di riflettere su~lle tue disgrazie perosnali e ti senti un privilegiato, uno che si puo' permettere tutta la vita di vivere dentro una zanzariera e di chiudere gli occhi per non vedere le cose che non gli piacciono.
Qui mi guardo intorno cercando istintivamnete e disperatamnete qualcosa che somigli di piu' alla mia vita italiana di tutti i giorni (un bambino pulito, una casa che non sia una capanna) e il non trovarlo mi spiazza moltissimo. Questo posto fa crollare le certezze piu' elementari. La forza di stare qui te la danno le persone che credono che un mondo migliore sia possibile e che lavorano tutti i giorni non con la speranza di cambiare le grandi questioni, ma per regalare un sorriso ai poveri.
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