giovedì 20 dicembre 2007

Caro Babbo Natale...

Caro Babbo Natale,
anche quest'anno, alla tenera età di venticinque anni, mi ritrovi ancora qui a scrivere, imperterrita, la mia lettera.Era da un bel pò di tempo che non ti scrivevo più perchè ti mettono in testa che da una certa età in poi sei ridicolo a credere al vecchio barbuto, che vola nel cielo con la slitta e le renne e si cala dal camino per posarti i doni sotto l'albero.
Mi ricordo ancora la romana stronza che in due parole, mentre parlavo di te a tutti il giorno della vigilia del lontano 1987, mi disse che non esistevi. Mi ricordo anche quanto fossi delusa. Papà mi corse dietro per cercare di spiegare delle cose troppo reali e terra terra alla sua bambina sulle stelle, che alcuni anni dopo si sarebbe trasformata nella quasi adulta con la testa completamente fra le nuvole...
Quando cresci trovi quelli che ti dicono che non devi credere a Babbo Natale perchè sei ridicolo e l'unico errore è che ti fidi di loro e ti comporti come se detenessero la verità.
Un giorno, magari a venticinque anni, ti svegli e ti accorgi di quante cose più ridicole esistono al mondo e ti dici che in fondo credere alla tua esistenza sarà pure ridicolo, ma non fa male proprio a nessuno.
Trovi quelli che erano fieri di sapere prima di te che Babbo Natale non esisteva e che si consideravano più "svegli", che ora hanno smesso a loro modo di sognare o che hanno cominciato a credere a cose più concrete delle tue idee, campate per aria, ma anche molto meno nobili.
ti dici allora che è il caso di ricominciare a scrivere la tua letterina a Natale, per rivendicare il tuo diritto a vedere un mondo positivo, più rosa e magari anche un pò più come piace a te, dove ci sono persone che ricevono lettere e portano doni a tutti in cambio di un bel niente.
tu non ricevi in cambio dal tuo lavoro nè autostima, nè soldi, nè sicurezza in te stesso, ma ti impegni esclusivamente per gli altri, per una felicità che non è la tua, per far sorridere qualcuno che non se lo aspettava.
A volte penso che smettere di credere in te sia il primo passo, forse obbligato, per avere un contatto con quella relatà che i più chiamano vita reale, forse perchè è la sola che conoscono.
bè, per quest'anno non ho granchè da chiederti o meglio avrei delle cose da chiederti, ma te le mando via posta, perchè un blog si addice poco ai pensieri troppo personali.
spero che ce la farai per la mattina di Natale a portare il sorriso e la soddisfazione di loro stessi e della loro vita a tutte le persone a cui tengo di più, siano esse vicine o lontane.
e mi raccomando non trattare mai male la Befana... ho saputo che ha un contratto a tempo determinato pure lei di questi tempi e io ho mandato un curriculum vitae per fare le selezioni e sostituirla il prossimo anno.
Ti abbraccio e ricordati la cioccolata, ne puoi anche mangiare un pezzetto prima di ripartire.
a presto,
Una tua affezionata ammiratrice.

venerdì 14 dicembre 2007

Neve bianca come il cioccolato

sta nevicando. per la prima volta dopo sei anni vedo Perugia magicamente bianca. Sono tornata ora da casa di un'amica, con una voglia incredibile di scrivere.
L'atmosfera mi mette veramente di buon umore, siamo uscite incappucciate e imbacuccate contro il freddo e abbiamo chiacchierato e camminato, rompendo il silenzio notturno conil rumore delle voci e dei nostri passi. Sotto il cielo nero pece, piccole ombre si muovevano su una strada bianca, bianca come il latte. fiocchi fitti ovattavano silenziosamente il mondo intorno a noi.
Intorpidite dal freddo e dal sonno, assorte nei nostri pensieri, siamo tornate tutte a casa. l'immensa distesa bianca era punteggiata dalle nostre orme, farfalle scure che riposavano su un prato chiaro.
E' strano a volte quanto ci si senta piccoli davanti alle cose più semplici. La neve stasera è stata per me uno spettacolo naturale, fantastico, di quelli che ti toccano il cuore, come il migliore dei libri che hai letto o l'abbraccio più desiderato che hai ricevuto. Di fronte alla complicatezza del mondo, una strana serenità ti assale mentre guardi la neve cadere e ti senti piccolo e infinitamente fortunato a poter godere di meraviglie come questa.
per rovinare la poesia, nella quale non sono un granchè, come avrete notato da questo post, non mi resta che dire che bianco è anche il colore della mia cioccolata preferita...
buona neve a tutti.

martedì 4 dicembre 2007

la cioccolata del vicino...

comincio stavolta col raccontarvi, miei cari lettori, un aneddoto curioso e alquanto incredibile...
ormai avrete già notato la mia fissa, quasi patologica, per la cioccolata e per tutto quello che a essa è collegato e che possa assomigliare lontanamente all'oro nero.
per oro nero intendo, ovviamente, non lo scontato e banale petrolio, ma il cacao...
e siccome il cacao è prodotto da gente sfruttata dalle multinazionali, ho deciso di diventare volontaria dell'equo per avere la possibilità di mangiare la cioccolata solidale.
beh, ironia della sorte, mentre stavo vendendo ad un banchetto cioccolata a tutto il mondo, cercando di risultare il più possibile sorridente e coccolosa, arriva un tipo.
un tipo veramente improbabile, che dopo aver fatto discorsi strani, oserei dire quasi perversi, sul pigiama con gli orsi di una vetrina, guardava con interesse l'altra volontaria che, ignara di tutto, aveva una cioccolata acquistata al banchetto fra le mani.
la ragazza, sentendosi probabilmente osservata e volendo promuovere la cioccolata solidale, gli si rivolge con un'espressione sdubbiata e gli chiede cortesemente: "vuoi?". ovviamente, aveva sottointeso "un pezzo di cioccolata" e lui, con una faccia tra il lusingato e lo spiritoso: "tutta?".
l'apparente battuta mi suscita ilarità.
"che burlone questo tipo...ha una faccia strana, però è simpatico", rimuginavo tra me e me.
mentre ero assorta in tali pensieri, vedo il simpatico quarantenne, che sfila la cioccolata dalle mani della mia amica e la infila nella sua borsetta, senza neanche assaggiarla.
la povera ragazza era sotto stato di shock, ma l'atteggiamento dell'uomo senza vergogna e senza paura ci aveva lasciato senza parole.
con il nostro banchetto, i nostri sorrisi e le cioccolate invendute, siamo rimaste lì con un palmo di naso.
pensare che il semiladro fa anche parte di un'associazione di volontariato, non so se abbia come scopo rubare cioccolate ai ricchi ( e su questo si potrebbe discutere) per darle ai poveri.
in questo caso, si spiegherebbe anche perchè il ladro di cioccolate non ha neanche assaggiato la fantastica pepita alle nocciole e l'ha imboscata, senza pensarci due volte, nella borsa, intatta come era stata comprata.
io sono senza parole, allibita a causa di un quarantenne disperato che mangia cioccolate degli altri...
fino a questo momento conoscevo il proverbio: "l'erba del vicino è sempre più verde", ma a quanto pare i tempi sono cambiati e i proverbi vanno aggiornati " la cioccolata del banchettino è sempre più verde, mentre quella della volontaria è nera e non è scaduta".
certo è che se l'insolito uomo voleva rischiare la vita poteva strappare dalle mie mani una cioccolata, come ha fatto con la povera ragazza indifesa. Pur credendo nel rispetto dei diritti umani, a tutto c'è un limite perchè la cioccolata è sempre la cioccolata...
beh, da questa triste storia ho capito che con alcune persone occorre specificare tutto, ma proprio tutto, perchè altrimenti si approfittano.
tanto va il ladro al cioccolato che non ci rimane più neanche un cioccolatino. w l'equo e solidale!!!
ciao e buona rapina di cioccolate a tutti

venerdì 23 novembre 2007

una serata qualunque

Eccomi qua di nuovo a scrivere dopo un silenzio vissuto come lunghissimo. Ho attraversato il mio deserto creativo e ora sono giunta in una piccola oasi.
stavolta trascrivo impressioni... questa settimana mi è sembrata piuttosto intensa e non ho una gran voglia di abbandonarmi a noiosi o divertenti racconti, ma preferisco piuttosto utilizzare la tecnica espressionista di associazione arbitraria di immagini, suoni e sensazioni in sinestesie che vi lasceranno senza fiato ( magari!!!).
se il mio erasmus era una grossa bolla di sapone e l'Irlanda un quadro impressionista, la cui immagine emergeva solo se ne prendevi le distanze, per questa settimana passata sto cercando un'idea da qualche parte nella mia meravigliosa fantasia.
Mi rendo sempre più conto di quanto kafkiana e assurda possa esser la vita, che a volte ti sorprende in positivo quando meno te l'aspetti. E' proprio vero che alcuni eventi ti colgono in contropiede. A volte capita che non hai neanche il tempo per realizzare cosa stia succedendo perchè, per quando te ne rendi conto, sono già passati per non tornare più. Sono come una pasticca da ingoiare intera, senza sentirne nè il sapore nè l'odore...entrano a far parte di te, curano delle malattie da tempo in netto peggioramento, ti donano un effetto di sollievo duraturo e ti danno il coraggio di guardare avanti con una fiducia diversa nel futuro.
Non ti cambiano radicalmente l'esistenza, ma magari quel Moment arriva proprio al momento giusto per alleviare quel tedioso mal di testa che, da giorni, proprio ti innervosiva.
ebbene si, come diceva Mary Poppins, "Basta un poco di zucchero e la pillola va giù" , ma lo zucchero non sempre lo compri tu, a volte esistono anche pillole zuccherate...
Beh, quale cosa più zuccherata di una buona cioccolata?
buonanotte e a presto.

giovedì 8 novembre 2007

il deserto creativo

sto attraversando un deserto...é il deserto delle mie creazioni, la mia grafomania sta vacillando sotto i colpi di questo nuovo periodo in cui il voltare pagina, di cui si parlava nel post precedente, esaurisce le energie.
Mi sa che sto attraversando un periodo di meditazione, sto un pò assestando i colpi prima di centrare il bersaglio. La cosa più difficile a volte non è percorrere una strada anche lunga lunga, ma scegliere quale via percorrere.
forse è vero che ognuno ha la sua "rivoluzione copernicana" e la mia si sta concretizzando a poco a poco davanti a me. Uscirò superdonna da questa nuova sfida o superscema?
probabilmente la seconda alternativa mi si addice di più, ma la prima è più filosofica e anche più poetica.
nel frattempo, non prometto la pubblicazione di post in questo periodo perchè creo solo quando mi sento in vena e ora, come avrete già notato, le lettere si addensano una vicina all'altra senza un gran senso.
nel frattempo, cerco di riempire il vuoto intorno e di rendere meno arido il deserto con fantastiche oasi di cioccolato.
anche se non c'è molto spazio per la cioccolata nel deserto, con tutto quel sole farà una brutta fine...
bis dann.

lunedì 5 novembre 2007

Voltare pagina...

Se sentite o leggete l'espressione "voltare pagina" , cosa vi viene in mente?
fino a una settimana fa, io associavo all'espressione un grosso libro e una mano che girava le pagine una dopo l'altra, dall'inizio alla fine.
Ora però quel grosso libro e quella mano mi mancano tanto perchè l'idea che ho nella testa è un'altra e più che di un'idea si tratta di una sensazione. Non avrei mai pensato che un libro potesse contenere pagine di spessore e pesantezza diversa e invece mi sono accorta che il peso delle pagine a volte è proporzionale all' interesse per quello che vi è stampato. Girare alcune pagine costa una fatica maggiore di altre.
Vi sono quelle che scrivi da solo e quelle che scrivi in compagnia, quelle che scrivono altri e che tu ti limiti a leggere e quelle che solo tu scrivi e che nessuno leggerà mai, pagine riempite da racconti noiosi, tristi, divertenti, che lasciano il tempo che trovano o che ti fanno riflettere e agire di conseguenza.
Quando giri pagina, sei triste per quello che lasci, sei consapevole che tanto altro ti aspetterà, ma vorresti portarti dietro tante di quelle frasi che componevano i paragrafi letti precedentemente. e invece non puoi, devi guardare avanti, inutile soffermarsi su una serie di parole che ormai conosci a memoria e che non hai neanche più bisogno di leggere perchè ce le hai tutte impresse nella mente.
A volte non si è pronti a passare alla pagina successiva per paura, per pigrizia o forse perchè non se ne sente un bisogno impellente, ma se il libro lo si legge in due contemporaneamente ci si deve affrettare se l'altro ha una velocità di lettura maggiore della tua.
è così che va la vita o meglio "Così è se vi pare".

giovedì 25 ottobre 2007

se ti tagliassero a pezzetti

Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

venerdì 12 ottobre 2007

la differenza fra il filosofo e l'economista...

Ancora una volta mi ritrovo a tradire una promessa e a dover momentaneamente interrompere il progetto annunciato nel post precedente, cioè quello di scrivere articoli successivi sulla mia teoria a proposito di donne.
E' da quando sono tornata ieri sera dalla riunione di condominio, che non posso smettere di pensare a questo articoletto che sto per scrivere, quindi stamattina bella pimpante, alle otto e mezzo, mi sono messa davanti al computer.
La riunione di condominio è stata proprio provvidenziale per avviare le mie riflessioni - paranoie sull'assurdità e la paradossalità di alcune situazioni.
Da un pò di tempo a questa parte, sempre di più, mi sento un'aliena: mi trovo in situazioni paradossali, che non avrei mai immaginato e per di più mi sorprendo a sorriderci su e a constatare, con un pizzico di amarezza, la mia cretinaggine.
Bisogna fare una premessa: mercoledì scorso nel nostro appartamento è stata organizzata una festa di saluto per le mie due coinquiline che partivano per l'Erasmus. Invitati di partenza numero cinquanta.
La festa tra alcool e derivati si è protratta fino alle quattro e mezzo di mattina, inframezzata da visite dei vicini incazzati neri e che cercavano increduli di frenare pacificamente e e inutilmente la turba degli scatenati festaioli.
Fin qui, direte voi, anziani o ragazzi che siate, la situazione nella sua anormlità, non presenta grandi anomalie: vicini incazzati per bolgia nell'appartamento accanto che, per una sera, si era trasformato in un Inferno Dantesco.
Il disastro non si ferma però qui perchè "c'era del marcio nel palazzo di Via Frà Bevignate"...
La mattina dopo, alle otto, il nostro simpatico campanello suonò e non si trattava del postino, che" suona sempre due volte", ma del serissimo signore che vive a piano terra.
Io, appena alzata dal divano, dove avevo ben pensato di dormire non so per quale oscuro motivo, vestita di tutto punto, come la sera prima, con le lenti che rendevano i miei poveri e provati occhi rossi "di bragia" come quelli di Caronte, andai ad aprire la porta per mostrare al vicino che non si trattava di un posto qualsiasi, ma dell'Inferno Dantesco vero e proprio.
Ricordo ancora la faccia del vicino, serissima e soprattutto ho impressi nella memoria i due interminabili secondi in cui è regnato uno dei silenzi più imbarazzanti della mia vita. Timidamente faccio per parlare, mentre stavo lavorando sul rimpicciolimento istantaneo, alla Ally Mc beal, quando il vicino, alle mie scuse, replica: "Niente scuse, venite a pulire ora!!".
"Pulire?!?"mi chiedevo io, con la faccia sognatrice di una svegliata un istante prima dal campanello. Volevo replicare: "Ehi, signore, qui abbiamo solo una coinquilina che può esser scambiata per una polacca perchè bionda, ma questo è l'Inferno dantesco e io sono Caronte in persona, perchè mi chiede di pulire? Io traghetto solo..."
Mentre questi pensieri mi sfrecciavano per la testa alla velocità della luce, il tipo mi spiega che qualcuno aveva vomitato dal terrazzo e che non solo dovevamo pulire il piano terra, ma tutti i piani al di sotto del nostro, ben tre.
Volevo prendere il mio vascello da traghettatore e scomparire nell'etere... Sveglio la mia coinquilina e, con la nostra coda di diavoli fra le gambe, andiamo di sotto a fare il servizio igiene.
Mentre pulivo pensavo che l'unica igiene che si potesse fare era quella mentale del diavolo con la maglia rossa che, in via del tutto scenica e originale, forse sentendosi il protagonista di Train Spotting, aveva avuto quest'idea geniale.
Da gagliardi diavoli della sera prima eravamo passate ad essere ora i poveri diavoli della mattina dopo. Per chi non l'avesse compreso, quest'ultimo è un modo carino di dire: "La sera da leoni e la mattina da coglioni" o "la sera come orsi, la mattina come arsi".
Ebbene si, arsi e bruciati dalle stesse fiamme dell'Inferno, in cui la sera prima ci muovevamo goliardici.
Per il principio per cui le disgrazie non arrivano mai da sole, affisso alla bacheca degli orrori, ci aspettava, davanti al portone, un cartello con scritto: " Riunione di condominio urgente, giovedi 11 ottobre".
Nella mia testa, qualcosa mi diceva che questo undici proprio portava male, dopo le Torri Gemelle dell'undici settembre 2001, esattamente 6 anni e un mese dopo, sarebbe crollato il palazzo di Via Frà Bevignate.
Giorni di terrore sono seguiti all'affissione di quel cartello alla bacheca: era lì, ogni volta che si passava per le scale e si apriva il portone, lì con quella scritta viola minacciosa che ti annunciava che un tipo d'Inferno diverso si stava concretizzando, se ti giravi ti fissava, ti sentivi seguita, perseguitata dalla scritta viola a lutto.
In più, esco il sabato pomeriggio e alla fermata dell'autobus incontro l'amministratrice, faccio per salutarla e, seduta vicino a me, neanche mi guarda in faccia. Scoppia il caso del palazzo.
Infine, ieri sera, arriva la tanto inattesa riunione e, al grido di "riunione o morte" o di "riunione per la libertà", ci accingiamo a suonare il campanello della casa dell'amministratrice.
Arriviamo e tutti erano stranamente gentili, perchè in realtà della festa se ne fregavano caldamente tutti.si è discusso tutta la sera di spese per lavori da fare nel palazzo ed è stata la prima volta che mi sono veramnte sorpresa di che rispetto e di che gentilezza verso di noi venissero usati da parte di persone grandi e comprensibilmente scocciate per un comportamento poco ortodosso.
La sorpresa più grande è stata che io alla riunione mi sono proprio divertita. è curioso, ma siccome non mi interessavano le spese e l'argomento di cui si discuteva, scioccata dal fatto che neanche si nominasse la festa, ho passato il tempo a pensare all'assurdità di alcune situazioni in cui uno sitrova senza volerlo.
Nessuno ha recriminato quel rispetto che non avevamo dimostrato e non solo ci hanno offerto anche da bere, alla faccia della sbornia di alcune sere prima.
Pensavo alle battaglie che nella mia testa occorreva fare in nostra difesa, a quel vessillo che avevo pensato di dover impugnare contro tutti e mi sentivo una cretina, un'emerita deficiente.
Non solo, osservando l'amministratrice, mi sono accorta che portava gli occhiali e ho ripensato al fatto che il giorno che l'ho incontrata alla fermata dell'autobus non li indossava.
Magari, non mi aveva semplicemente visto e io, che mi sentivo nel torto, avevo costruito fantastici castelli in aria.
Mentre ero lì, seduta, con la coda che si arrotolava sotto la sedia e le corna coperte dai capelli, guardavo la gente e ascoltavo,divertita, i racconti . Si parlava di vicini che volevano far tagliare alberi che non si trovavano esattamente a tre metri dalla strada, di persone che davano il loro assenso ai lavori di condominio e poi non pagavano, degli spazzini, che vogliendo tagliar corto col loro lavoro, dimenticavano la stradellina davanti casa nostra e della povera signora di fronte, unica superstite in un palazzo completamente abitato da studenti.
Osservando le persone, mi sono resa conto di quanto fosse diverso l'approccio ai problemi di un filosofo e di un economista. La mia vicina pragmatica parlava di preventivi, soldi e spese, mentre la mi vicina filosofa di questioni di principio, di rispetto e partecipazione democratica.
C'era anche il signore serio serio, che era venuto a bussare qualche giorno prima e dall'attitudine sembrava uno psicologo, uno di quelli che ti ripetono le cose con una calma serafica settecento settanta volte per convincerti che la cosa più giusta da fare è quella che vogliono loro, una sorta di plagiatore in positivo.
Insomma in tutto questo, io penso che sarei stata per la questione di principio, ma capisco che a volte un pò di sana concretezza rende la vita più spensierata.
Per quanto riguarda i castelli in aria, io sono un asso nel farli, la prossima volta magari vedo di affrontare la situazione prima di mettermi sulla difensiva inutilmente. Gli equivoci sono il sale della vita e ora il povero Caronte va a mangiare qualcosa di dolce, del cioccolato per evitare che la situazione prenda una brutta piega.
la frase del giorno: la testa occorre fasciarla dopo averla sbattuta contro il castello in aria costruito ad hoc.
Buon divertimento

lunedì 8 ottobre 2007

A proposito di donne...

Da un racconto di un momento poco piacevole, che una mia amica faceva a proposito di una brutta esperienza di cui è stata protagonista suo malgrado, insieme a un completo idiota, mi è nata l'idea di questo articoletto.
Non so bene da dove cominciare per affrontare l'argomento perchè ho moltissime idee per la testa, quindi dividerò l'articolo in diverse sezioni, che saranno oggetto di post successivi, fondamentali per chiarire i punti in cui si articola la mia teoria sul gentil sesso.

Delle differenze fra uomini e donne:

Più di una volta mi è capitato di credere di avere problemi che pensavo essere insormontabili, di parlarne per ore con amiche donne e di non riuscire ad uscire da quel maledetto circolo vizioso di pensieri inutili. In preda al panico, in queste situazioni in cui mi sembrava di toccare il fondo, mi dirigevo da uno dei miei amici preferiti che, dopo aver ascoltato le mie paranoie, che lo travolgevano come un fiume in piena, con la faccia attenta e preoccupata, mi diceva: "Si, Pam, ma dov'è il problema?".
Ogni volta ce la faceva a farmi sentire veramente deficiente e a darmi una di quelle soluzioni, o meglio un'inquadratura sul mondo talmente elementare e scontata, a cui io proprio non avevo pensato.
All'inizio mi era balenata in mente l'idea che fosse un genio oppure un mostro d'insensibilità e poi invece mi sono resa conto che tra lui e le mie amiche c'era una differenza fondamentale: non era un alieno, come all'inizio immaginavo, ma quella prospettiva sul mondo gli derivava dal fatto di essere uomo.
Eh già, mi costa fatica ammetterlo, ma le donne non sono solo " dolcemente complicate", come poeticamente affermava Fiorella Mannoia, ma geneticamente ingarbugliate.
Parlavo di questo in treno con un giovane serio serio. Come tutte le persone che incontri nei mezzi di trasporto durante i lunghi viaggi, egli mi raccontava un pò la storia della sua vita e di come non riuscisse proprio a venire a capo dei pensieri femminili. Aveva solo capito che se la buttava sul sentimentale c'era una grande probabilità che le esponenti del gentil sesso "la mollavano", come diceva lui.
Bè, in fondo anche Cristo inventava parabole a fin di bene. Lui invece che le parabole, raccontava storie a proposito di sentimenti, ma siccome era un economista e non un poeta, la sua azione penso non sortisse gli effetti desiderati. Non so se cercasse di buttarla sul sentimentale pure con me, ma mi parlava del suo amore per una tipa che lo aveva lasciato senza addurre motivazioni plausibili. "E' stato" mi diceva "un fulmine a ciel sereno" perchè lui non se lo sarebbe mai aspettato.
Mi spiegava che non capiva proprio il perchè della decisione, che gli sembrava assurda e che l'unica motivazione che gli aveva dato la tipa era che non era più innamorata e che erano in crisi da un anno. Mi raccontava e riraccontava della sua ex e non si capacitava, poverino, che la sua ragazza invece di mollargliela, lo aveva mollato.
Io ascoltavo e mi chiedevo perchè per questo strano esponente del sesso maschile esistessero due categorie di donne: quella di serie A, di cui era innamorato, che sembrava la dea delle dee e quella di serie B, con cui mi diceva che la storia era durata tanto, ma che per lui non era che sesso.
Poco tempo dopo, un sensibilissimo militare ebbe la malaugurata idea di enunciarmi
la sua teoria sullo sportivo e il tifoso: gli uomini amano la loro ragazza come un tifoso ama la sua squadra del cuore, ma a loro piacciono anche tutte le donne perchè, come gli sportivi, amano lo sport in generale.
Non mi pare comunque giusto attribuire questi pensieri poco nobili a tutto il genere maschile, sarebbe sbagliato generalizzare, ma ho raccontato questi due casi perchè mi facevano proprio ridere.
Io li vorrei vedere quelli che fanno tanto i forti della situazione, sportivi o tifosi, innamorati veramente, che per parlare di sentimenti non hanno bisogno di inventare nulla, anzi che hanno tutte le notti l'incubo di esser lasciati.
Secondo me, c'è una diversità di fondo fra il modo di vedere il mondo degli uomini e quello delle donne, cercare di comprendere razionalmente un esponente dell'altro sesso è la cosa più scema che si possa fare.
Mi fa sorridere, però, sentire parlare di "stronzi"o "puttane", secondo me il mondo femminile così come quello maschile, si divide in innamorati e non innamorati della persona con cui hanno una relazione.
Ferire una persona innamorata è estremamente semplice e lo si può fare anche inconsapevolmente perchè sul momento non se ne comprende la condizione. Si capisce quello che vuol dire solo quando ci si trova dalla parte del più debole.
Io, comunque, credo che vi siano differenze oggettive nel modo di pensare fra un uomo e una donna e che spesso sono le differenze che non comprendiamo a farci percepire gli stronzi o le puttane di cui si parlava sopra.
Gli uomini sono semplici, la testa di un uomo funziona in un modo elementare, del tipo due più due quattro, mentre io sono anni che non riesco a capire perchè ogni volta che faccio due più due mi esce una cifra diversa. Li potrei giocare al Lotto tutti questi numeri.
Le donne hanno un grosso limite o un grosso pregio: ragionano troppo, anche in campo sentimentale. Gli uomini, in generale, prima agiscono e poi ci pensano. Se sei una vecchia megera, li puoi mettere in situazioni di cui neanche si rendono conto, è come se avessero una memoria corta.
Non a caso la vendetta è qualcosa di più femminile, una donna generalmente non è cattiva, ma se ci si impegna riesce meglio di un uomo perchè guarda più lontano e trama di più.
Mentre le scelte politiche miopi, che non tengono conto delle conseguenze future, sono maschili per la maggior parte perchè gli uomini hanno più l'idea del vantaggio immediato, del tutto e subito.
Questa non vuole essere una critica a nulla, è una constatazione.
Di un uomo che pensa troppo io non saprei che farmene, entrerei in uno di quei circoli mentali da cui non riuscirei mai ad uscire. Il filosofo o il poeta maledetto ho scoperto, mio malgrado, non fanno per me. Sono abbastanza maledetta da sola...
Concludo con una frase di Oscar Wilde: "le donne non sono fatte per esser capite, ma per essere amate" e la frase potrebbe avere come soggetto gli uomini, se ci fosse solo qualcosa da capire...
Nell'attesa di trovare un Oscar Wilde della situazione, io vado di là a mangiare un pò di cioccolata contro la depressione...
Nel frattempo vi lascio con un proverbio del mese: donne e buoi, mandali dove vuoi...

venerdì 5 ottobre 2007

non credo nelle mezze stagioni

A Maurizio che mi chiedeva l'argomento del primo articolo del mio blog rispondevo, qualche tempo fa, che la mia prima e originale creazione avrebbe giustificato il titolo del blog. Ne ero profondamente convinta.
Se ho imparato una cosa dalla vita è che le cose che prevedi accadano, non succedono veramente mai ed ecco perchè l'ispirazione per scrivere stavolta non me l'ha data di certo il titolo del blog.
Le persone di solito scrivono per mille motivi, dai più scontati ai più originali e io invece scrivo perchè ho sempre avuto una maledetta dipendenza dalla scrittura.
Stavolta l'ispirazione per l'articoletto mi è venuta da una sensazione surreale e che mi perseguita da alcuni giorni. Ho utilizzato il termine "perseguita" perchè proprio non ce la faccio a scacciarla, la potrei paragonare a uno di quei fastidiosi commessi che non ti lasciano in pace e ti importunano mentre tu sei nel negozio a guardare le mille e uno cose che ti piacciono e che però non hai alcuna intenzione di comprare. Ti sposti fra gli scaffali per seminarli e mentre ti aggiri furtivo da una parte all'altra, ti volti e li vedi che ti spiano con quel sorriso fra il malefico e il soddisfatto.
Mi sento proprio che la vita è fatta di stagioni e come per il povero armadio, il cambiamento di stagione scombussola un pò tutto. non so se arriverà l'inverno o l'estate ( perchè le mezze stagioni, così come le mezze misure, non sono state mai il mio forte), ma spero di non dimenticare l'ombrello a casa se piove...
tutta la riflessione mi è scaturita stamattina, quando una schiera di cinesi è arrivata a vedere quella che è la camera della mia coinquilina partita in erasmus. Ho pensato che "perchè tutto resti come è, occorre che tutto cambi", per citare "Il gattopardo". Non intendo certo allargare gli occhi a mandorla del cinese e fargli crecere i capelli per farlo assomigliare alla mia amica, ma dico che devo ritrovare un pò il mio equilibrio, già precario, che i cambiamenti turbano. Insomma, fra partenze e ritorni e un cinese e l'altro, devo fare i conti con questa tristezza "accablante" momentanea.
Non so se questa volta la cioccolata è sufficiente a zuccherare un pò la mia visione del mondo.
voi che suggerite? magari, un pò di sana cioccolata? bianca o con le nocciole?
Su questo "Be or not To Be" vi lascio con la promessa di scrivere un articoletto divertente la prossima volta...
concludo, con una fantastica frase del giorno, tratta dalla saggezza popolare e rivista da me:
non mettere mai il carro davanti ai buoi perchè poi come fanno a trascinarlo?